maiale day

Pubblicato il da antonio sassano

E' il 30 di Agosto, oggi c'è la fiera nel paese vicino ,S. Martino , sono le sette del mattino , sono sveglio ma resto ancora qualche minuto a letto ,mi abbandono ai ricordi di un tempo passato e all'importanza che questa data ha avuto fino ad alcuni decenni fa. Mi pare di sentirlo ancora lo stridere quando la mattina del 30 di agosto mio padre arrivava col maialino ,di buon'ora, io ero ancora a letto e subito correvo fuori nell'orto a vedere la bestia, il suo posto era gia pronto e ripulito dal giorno prima, una piccola casetta di poco più di un paio di metri quadri, il posto dove l'animale veniva curato e messo all'ingrasso fino al giorno dopo Natale da noi e a S. Silvestro a casa di mio zio.A conclusione di un ciclo di lavoro paziente, che aveva inizio appunto il giorno della fiera di S. Martino. Un mercante spesso dell'alto Molise portava maialini vivaci e chiassosi, come tanti in paese anche mio padre di buon mattino si recava alla fiera insieme a mio zio, sceglievano tra i tanti maialetti in mostra quelli che avevano la schiena più lunga. Dovevano essere di buona razza, possibilmente nè troppo grossi nè gallustri.Una stretta di mano concludeva la lunga trattativa col venditore.Poi caricavano i due maialetti sulla lambretta-autocarro e tornavano nelle rispettive case .La vita del maiale scorreva tranquilla e in perfetta armonia con quella della famiglia.Con l'acqua dove aveva cotto la pasta mia mamma dava una sgrossata ai piatti. Vi aggiungeva poi semola ,crusca e farina di mais e la scotta se c'era e mentre il maialetto divorava avidamente il beverone, mio padre gli grattava la schiena e gliela misurava a palmi per vedere quanto era cresciuto.
Un giorno arrivava il castrino ( il sana porcelli ) così veniva chiamato da noi, e tutti i maiali del paese venivano castrati.Verso la fine dell'anno tutti i giorni sentivi nell'aria le strida acute del maiale tutti facevano le stesse cose nello stesso momento,correvano qua e la affaccendati Il lamento stridulo di un maiale che veniva ammazzato echeggiava per il paese mezzo addormentato nel freddo gelido di una mattina di dicembre. Dalla durata del lamento si capiva se chi eseguiva aveva affondato il lungo coltello al punto giusto.Ammazzare il maiale allora creava in paese una strana animazione che sapeva di festa. Dopo un paio di giorni si procedeva alla spezzatura e così come in tante altre case anche da noi sotto le mani sapienti dei miei genitori e dello zio piano piano il maiale cedeva il passo alla salsiccia ,alla soppressata alla ventresca, ora toccava a lui sfamare la famiglia che tanto amorevolmente lo aveva allevato sin dalla fiera del 30 di agosto.

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