il contagio e la speranza

Pubblicato il da antonio sassano

il contagio e la speranza

dom. 8 marzo

Il cielo sporco,solido chiuso, la lentezza delle nuvole, il vento senza forma, campagna lugubre campi incolti, sulla costa le dune monotone, smunte, che il sole macchia con i suoi tramonti.Giornate sempre uguali, senza niente da fare e nessun posto dove andare.Tempo sospeso in un‘attesa assillante. Secondi, minuti, ore. Giorni perduti a fissare il nulla e lunghe notti incolmabili, sotto frammenti di lune tristi.Pare d'essere in prigione. Oh, mistero arcano della creazione di valore. Oh, mistero ancora più occulto della creazione di coscienza: produttori di valore davanti all’incantesimo della merce, della ricchezza astratta, della potenza produttiva dispiegata. E della  indecifrabile condizione dentro questa fantasmagoria.Che  ci ostiniamo a chiamare modernità,così comoda,veloce,avanti, e tuttavia così vulnerabile. Basta poco e viene fuori tutta la  fragilità del sistema,delle nostre abitudini,della nostra vita, la difficoltà di digerire il marciume e lo sforzo di alimentare speranza.Già la speranza! Il balsamo del tempo, questa cosa preconfezionata, falsa, il prodotto d’illusioni centenarie, di bugie, tradimenti, la speranza che possa cambiare qualcosa, tornare a sognare come prima, come… Quando? Dove? La verità è che non sappiamo più chi siamo. La verità è che non sappiamo più chi essere. Che cosa scegliere e in cosa sperare.
La verità è che la speranza è essa stessa una prigione.

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