l'impotenza di aiutare

Pubblicato il da antonio sassano

​​La colpa più grave delle sciocche ribellioni dei sessantottini è certamente quella di aver creato degli eterni bambini, incapaci di educare e di essere testimoni credibili per le generazioni future,( compreso la nostra ). Laicismo, antiproibizionismo,egualitarismo,ecc. non hanno liberato l'uomo, lo hanno reso solo più solo, più schiavo dei suoi vizi e più impaurito della realtà. Una generazione che sintetizzando si può dividere tra imbecilli che nel tempo sono rimasti tali, e i furbacchioni che hanno fatto carriera dimenticando il loro passato. E tuttavia sul volto di molti di noi che hanno vissuto quegli anni c'è una storia che difficilmente verrà raccontata per intero,forse perchè evitiamo di raccontarla nuovamente anche a noi stessi.C'è una sorta di senso di appartenenza, un cordone ombelicale mai completamente reciso, una fiducia e comprensione tra reduci di un sogno mai realizzato, anche se ormai comincia a vacillare e la disponibilità nel prossimo è sempre più debole e più preziosa a concederla. C'è un legame che parte da dentro, dal cuore,comprensivo verso le persone che abbiamo incrociato nel nostro cammino e ,anche quando assaggiamo il dolore che spesso causa l'aprire gli occhi di fronte alla verità, continuiamo ad interessarci in modo incondizionato, anche se spesso capita di ricevere in cambio delusioni che lasciano ferite profonde. Comprendere non è da tutti, oggi si vive solo per l'avere e non per il dare, diamo più credito e ascolto alle banalità che spesso postiamo sul web e non riusciamo a soffermarci mai sui contenuti delle parole che usiamo per mettere in risalto il nostro stato d'animo. Perchè c'è tanta freddezza nei cuori? Vedo e continuo a vedere giorno dopo giorno tanta fragilità dentro le persone, si manca della gioia di vivere, si manca di assaporare i sapori spesso dimenticati,si manca d'amore verso noi stessi e spesso verso chi ci sta vicino, e ce ne rendiamo conto solo quando il tutto prende la strada del non ritorno. Quando dietro la pietà per un amico malato spesso di solitudine, che nel sopportare la propria pena non è sostenuto adeguatamente, con tutto l'imbarazzo e l'impotenza di chi non riesce a dar sollievo al dolore e non sa aiutare a darlo.

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